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«In quest'ultima raccolta la poesia di Giusti, così ostinatamente asintattica ed esclamativa, in perenne, aspro viaggio fra il dialetto e la lingua, sembra emergere dall'altra parte di una catastrofe per ritrovare una misura più lieve e armoniosa, quasi ascolto e memoria di un canto perduto dentro la lingua: "Una volta / esistevano i merli, ora tutto è / strappato ascolto invali- / cabile spinoso silenzio".» (Giorgio Agamben)